Si apre il sipario su uno scenario essenziale: una scala, un pianerottolo, lì dove si incontrano i personaggi della storia di Gianfranco Perriera. Cosimo è il custode silenzioso e discreto dei loro segreti, delle loro vite dissipate e inquiete.
“L’amore custodito” (edito da il Palindromo) può immaginarsi come un testo teatrale in cui personaggi eccentrici, altri inquieti, altri come spiriti guida, si avvicendano e si muovono in un palcoscenico. Questo palcoscenico, nel primo romanzo di Gianfranco Perriera (regista e autore teatrale, d’altronde), è un palazzo di cinque piani in cui vive Cosimo. Il confine entro cui si snoda il racconto.
La sensazione, leggendo il romanzo, è di avere di fronte personaggi che si fingono marginali, ma in realtà sono indispensabili. Perriera sembra compiere un’interessante inversione: è Cosimo, il protagonista, a tessere le fila delle vite degli altri, le scruta, le osserva in silenzio, ne diventa confidente, cercando di prendere le dovute distanze.
Tranne da Maria. Con lei la razionalità si congela nella passione di quell’appuntamento quotidiano. Cosimo resta in attesa di una scia di profumo, dello svolazzo della sua gonna, aspetta semplicemente il suo passaggio. Senza illusioni, si perde nella singolarità di quel momento, se lo fa bastare.
Nell’interrogarsi e nel concentrarsi sulle vite degli altri, si svela la sensibilità di Cosimo, la sua attenzione per i dettagli, come un esercizio emotivo. «Farsi biografo della vita di qualcun altro, ecco quello che avrebbe voluto. Una vita solitaria ha tutto il tempo per scrutare quello che fanno gli altri, lasciarsi incantare dalle loro azioni, conservando però, una salutare distanza dal coinvolgimento. (…) Nel narrare degli altri devi saper leggere fra le righe, senza il timore di coprire gli imbrogli e insieme senza godere di svergognarli».
Il palazzo diventa il suo regno, lo diventa per caso, per una serie di tristi eventi che hanno segnato la sua vita e che lo hanno condotto fino a lì, grazie a Bianca, l’anziana signora di cui si occupa da cui ha trovato rifugio.
Grazie a Bianca conosce la fatica del lavoro e la soddisfazione di una piccola indipendenza, impara ad amare la letteratura, a leggere i libri, a mettere per iscritto la vita degli altri. Per questo le digressioni, l’andare a ritroso, il perdersi tra intimità e fragilità di ogni personaggio, Quadria, Gaetano, la signora Bianca. Cosimo diventa custode dei loro segreti.
“L’amore custodito” è circoscritto, racchiuso in un microcosmo, il palazzo antico e un po’ cadente dove vive Cosimo, ma racconta di desideri e spinte universali. La necessità di espiare le proprie colpe, la pesantezza di una vita non vissuta appieno che ad un certo punto esplode, la sincerità di un amore disinteressato, mai ricambiato e vergognosamente struggente, come quello di Cosimo per Maria che definisce come «la mia certezza più delicata e meno ingombrante».
La penna di Perriera sembra influenzata dallo stile teatrale: gli attori si presentano e si raccontano, ad un certo punto escono di scena. Rimane Cosimo, che tira le somme della narrazione e ne restituisce un senso più intimo, chiarificatore, fino al commiato.