Alla scoperta della Sicilia del passato con le novità di Edizioni Kalós: con “L’isola di Chirone” Adelfio Elio Cardinale parte dalla mitologia greca in un viaggio alla scoperta delle piante terapeutiche e della storia della medicina; Giulia Sommariva tesse le fila della vita della pittrice Adelaide Atramblé grazie a una cinquantina di missive indirizzate al padre e scritte a Palermo nel 1850; “Voci d’artiste” è il riscatto di tre donne coraggiose che hanno saputo sfidare i pregiudizi del loro tempo. Mario Liberto, invece, offre un “assaggio” della cucina dei Monsù, mentre Francesco D’Agostino ripercorre la storia di una delle civiltà che ha segnato la storia della città di Palermo, lasciando traccia del loro passaggio: il quartiere de “La Meschita”.
“L’Isola di Chirone”
di Adelfio Elio Cardinale,
illustrato da Pippo Madè
Nella mitologia greca Chirone era il centauro conoscitore dell’arte medica e delle piante terapeutiche; un semidio metà uomo e metà cavallo, protettore degli insegnanti di medicina, che allevò Asclepio o Esculapio, il principale dio della medicina. Da queste lontane radici prende avvio il viaggio dell’autore attraverso progressi, sbagli, imperizie e illusioni nella scienza e nella medicina, ricordando e tramandando eminenti personalità, personaggi e medici dal millennio prima di Cristo, all’epoca moderna e contemporanea, che hanno operato nella nostra Isola. Un libro che va oltre le singole imprese scientifiche, che coltiva la speranza di non essere una semplice cronologia di avvenimenti, ma vuole contribuire a esaminare esperienze e fatti antichi alla luce del presente, perché la storia della medicina è un disegno intessuto nella storia della civiltà.
“Un anno a Palermo, 1850”
di Giulia Sommariva
Adelaide Atramblé (Parigi, 1822 – Palermo, 1859), pittrice franco-napoletana vissuta alla Corte di Ferdinando II di Borbone, si trasferì a Palermo nel 1850 subito dopo le nozze col giovane magistrato palermitano Domenico Sommariva Grenier. A informarci della vita di Adelaide è stata la fortuita scoperta di un epistolario, una cinquantina di missive ingiallite dal tempo indirizzate al padre, il generale Horace Atramblé , e scritte tra il giugno e il dicembre del 1850. Dallo stile colorito e ricche di vivaci richiami, queste lettere diventano le tessere di un mosaico che riporta alla memoria brani di vita, affetti domestici e valori di un tempo passato offrendo inedite testimonianze sulla Palermo di metà Ottocento. Un epistolario in forma biografi ca che racconta i primi mesi della vita palermitana di Adelaide, una narrazione di fatti e stati d’animo intimamente legati alla genesi dei suoi dipinti, la Veduta di Capaci con l’Isola delle Femmine e la Veduta di Catania. Sono pagine che, a distanza di circa centosettant’anni, svelano la sua figura di artista e di donna evocando emozioni e sensazioni che le appartennero, mostrandone la delicata sensibilità.
“Voci d’artiste”
di Santina Grasso, Maria Concetta Gulisano, Maria Ilaria Randazzo e Daniela Vullo
Fra la metà del Cinquecento e la metà del Settecento in Sicilia era raro che le donne potessero esprimere la propria creatività nel campo delle arti. Questo libro è un viaggio nella vita privata e nell’attività di tre artiste: Sofonisba Anguissola, Rosalia Novelli e Anna Fortino. Donne tenaci, forti, coraggiose che hanno saputo sfidare i pregiudizi sociali dell’epoca in cui vissero e imporsi in un universo maschile che precludeva loro qualsiasi attività all’infuori della cura della casa e dei figli. Si tratta tuttavia quasi sempre di donne appartenenti a famiglie di artisti o provenienti da un ambiente colto e raffinato che consentiva loro di ricevere un’educazione volta alla letteratura, alla musica, alla poesia, alle arti. Tre storie affascinanti che, fra dati biografici e testimonianze storico-artistiche, escono dalla romanzata interpretazione dei biografi ottocenteschi per trovare una più concreta collocazione nell’ambito della pittura siciliana, offrendo un ritratto stimolante di un’epoca in cui il talento femminile emergeva solo in casi eccezionali.
“La cucina dei Monsù nel Regno delle Due Sicilie”
di Mario Liberto
Il saggio regala al lettore parole non banali sulla storia – e le singole storie – del Monsù, la figura che ha molto influito sull’evoluzione del gusto delle famiglie alte del Meridione e a cascata di tutta la società. La presenza del Monsù divenne infatti abituale in ogni famiglia aristocratica del XIX secolo in tutto il Regno delle Due Sicilie. Era come “uno di famiglia”, cioè quella persona in grado di dare un’immagine al casato e come tale doveva essere rispettato e riverito. La cucina dei Monsù fece proprie, “reinventandole”, le ricette d’Oltralpe, ma non solo. Forti di una cultura gastronomica millenaria, non si limitarono infatti a importare integralmente le pietanze, ma fecero uno sforzo in più integrando i nuovi saperi con la cucina meridionale e insulare. Così le quaranta ricette che accompagnano il volume diventano letteralmente un assaggio dei piatti tipici di questa tradizione, partendo dal consommé, passando per il timballo Flammand, per concludere con il babà.
“La Meschita. Il quartiere ebraico di Palermo”
di Francesco D’Agostino,
fotografie di Sandro Riotta
Non è dato sapere quando gli ebrei giunsero a Palermo, la prima notizia certa della loro presenza risale al 598 d.C. Intorno all’anno Mille, poco fuori le mura meridionali e sulle rive del non più visibile torrente Kemonia, gli ebrei palermitani edificarono il loro sobborgo, l’harat al-Yahud (quartiere dei giudei), e vi abitarono sino all’espulsione del 1492. La Giudecca, a cui si accedeva attraverso la Porta di Ferro (Bab al-hadid), era suddivisa in due contrade: la Meschita e la Guzzetta, un dedalo di vicoli, piazzette, orti e giardini. La realizzazione della via Maqueda prima e della via Roma poi ne causò lo sventramento, sconvolgendo l’assetto viario originario. La Guzzetta fu quasi completamente cancellata, della Meschita rimangono invece poche e rare tracce. Nel percorrere le strade così come si presentano oggi, con un po’ d’immaginazione il visitatore attento, seguendo l’itinerario qui proposto, può scoprire il fascino che questi luoghi conservano e tornare a respirare antiche atmosfere.