Un focus sui cinque libri finalisti al premio letterario “Kaos”, promosso nell’ambito del festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana che si svolge anche quest’anno in Sicilia.
Promuovere l’identità siciliana attraverso la letteratura e le arti è la mission di “Kaos” che anche quest’anno ha lanciato il bando per partecipare al premio letterario dedicato alla narrativa, ai racconti e alla poesia. La proclamazione dell’opera vincitrice è prevista nel corso della serata conclusiva dell’evento che si svolgerà a Canicattì, in provincia di Agrigento, dal 18 al 20 gennaio nella sede del centro culturale San Domenico.
Il comitato dei lettori, appositamente costituito per il premio diretto da Peppe Zambito, ha selezionato le opere finaliste: per la narrativa “Tempesta” di Davide Camarrone con Corrimano Edizioni; “L’amore custodito” di Gianfranco Perriera con il Palindromo; “La cantautrice muta” di Nicolò D’Alessandro con Edizioni Medinova; “Il silenzio dell’orso” di Sibilla Gambino con Carlo Saladino Editore e “Le Quindici” di Christian Bartolomeo con Navarra Editore. A presiedere la giuria della sezione narrativa sarà Francesco Pira, giornalista, scrittore e professore all’Università di Messina.
“Tempesta”
di Davide Camarrone
“Tempesta” è una storia di migrazioni e saperi, costituisce un attraversamento di uno dei grandi testi letterari del nostro tempo, “La tempesta” di Shakespeare. Il naufragio che è alla base del soggetto dell’opera shakespeariana, può dirci molto del tempestoso tempo attuale e di ciò che accade nel Mediterraneo: popoli diversi migrano da una costa all’altra e culture diverse si incontrano. L’autore ha preso in prestito dal testo teatrale gli elementi essenziali, agendo sui versi e sui personaggi con un rimando all’attualità: la storia prova a dire di tante drammatiche navigazioni; della sfida alla morte e del compiacimento nel lanciarla; di un naufragio e di incontri e ricerche che ad esso succedono, della disperazione, del pentimento.
“L’amore custodito”
di Gianfranco Perriera
È la storia di Cosimo, fuggito quasi bambino dalla miseria, che ogni giorno, sempre allo stesso orario, si precipita giù dalle scale per assistere incantato al passaggio di una giovane ragazza di cui è silenziosamente innamorato. Viene da lontano, Cosimo. Ha trovato rifugio presso la casa di Bianca, una vecchia signora che anni prima lo ha accolto e che gli ha insegnato come guardare il mondo, anche attraverso la letteratura. Nell’edificio cadente abitano altre figure ai margini, inquiete e appassionate, che troveranno in Cosimo un confidente discreto. Di tutti loro, e del loro desiderio di custodire un intenso e generoso senso del vivere, conosceremo le storie.
“La cantautrice muta”
di Nicolò D’Alessandro
Dodici racconti che narrano storie, ambienti, vite reali. È centrale la storia della Cantatrice muta che con i suoi movimenti magnetici riesce a cantare pur non avendo la voce.
“Il silenzio dell’orso”
di Sibilla Gambino
C’è un attimo nella vita in cui, il destino, Dio, il caso – o una fotografia ritrovata – rimescolano le carte e incredibilmente cominci a perdere tutto, non ci sono più regole, arrivano i dubbi, stai per scivolare. Si polverizza la certezza del mondo che ti circonda, la certezza di quel divano messo lì in quel preciso punto del salotto, della scuola scelta per i figli, la certezza di chi hai accanto. Il caffé sul fuoco non esce più, la caffettiera sta per esplodere. È questo l’attimo che travolge Paola. Nell’ospedale di Rozzano assiste alla morte del padre. Il silenzio di quell’addio pietrifica anche il suo cuore. Ma la mente rimane lucida e ribelle. Non le importa di spegnere il fuoco, non le importa che la caffettiera esploda, per sopravvivere escogita un piano che si rivelerà diabolico.
“Le Quindici”
di Christian Bartolomeo
Rocambolesca commedia degli equivoci, ambientata in uno scorcio della Sicilia e della Calabria dei primi anni ’60, che, muovendosi tra fede e superstizione, unisce toni dialettali a linguaggi più forbiti. Un originale e ironico romanzo corale ambientato nei primi anni ’60 in un piccolo centro dell’agrigentino: don Salvo, il bonario parroco del paese, viene ritenuto per errore dalla variegata comunità in odore di santità e capace di compiere miracoli. Tutti pretendono i “favori” di don Salvo, perfino il vescovo di Agrigento, monsignor Gerlando Mangione, e il mafioso locale, don Pepè Lattuca, ma il parroco, dotato di una fede semplice e sincera, vorrebbe salvare soltanto il buon compaesano Antonio Tuttolomondo, al quale un sogno premonitore ha annunciato morte certa entro quindici giorni.