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A proposito di Isole Minori, siciliani negli Stati Uniti e anarchia, il primo libro da leggere a riguardo può essere “New York, 15 Park Row“: la storia dimenticata di Andrea Salsedo, scritto da Salvatore Bongiorno e pubblicato dalla casa editrice trapanese Margana Edizioni nel 2019. 

Andrea Salsedo. Il suono del suo nome evoca la salsedine della natia Pantelleria e delle altre isole minori (si tratta però solo di una suggestiva assonanza, l’etimologia si trova all’interno del volume), la sua vicenda ci racconta dell’emigrazione siciliana negli Stati Uniti e il suo percorso mette in luce le idee e le pratiche della più libertaria delle forme politiche: l’anarchia.

I tre elementi riuniti nel titolo, isole minori, siciliani negli Stati Uniti e anarchia, come i fili di una specifica trama spesso messa da parte, si ritrovano intrecciati durante tutta la narrazione, precisamente composti grazie ad una meticolosa ricerca storiografica e biografica che fa emergere dall’oblio tanto la figura dimenticata di Salsedo, quanto lo scenario sul quale i contorni del personaggio si stagliano. Tanta precisione sarà cara a chi è molto interessato all’argomento, richiederà forse una certa pazienza a chi non ama resoconti molto dettagliati, però ne varrà la pena. A libro chiuso, resta la sensazione di averne saputo realmente di più.

Ci si riferisce ad una “trama messa da parte” perché l’attivismo anarchico non è tra i primi fenomeni a cui si pensa quando si parla di emigrazione siciliana negli Stati Uniti e nemmeno quando si parla delle isole minori della Sicilia. Eppure, attraverso questa lettura, possiamo riscoprire questa storia.

Possiamo conoscere le isole minori del tempo molto diversamente da come siamo abituati a percepirle oggi, ovvero come luoghi di vacanza, e ricordare che la vita degli isolani era condizionata anche dalla presenza dei confinati politici provenienti da tutte le regioni del giovane stato italiano:

«Un giorno apparentemente uguale a tutti gli altri, al tramonto un barcone scarica sull’isola uomini legati insieme da pesanti catene, “brutta gente e senza Dio”. In quel tempo, a Pantelleria, così come in altre isole minori della Sicilia, dal Regio Governo Italiano venivano deportati centinaia di rivoluzionari, socialisti, anarchici».

Tra questi, troviamo Luigi Galleani, anarchico piemontese confinato alternativamente tra Pantelleria, Favignana e Ustica, che ebbe un ruolo fondamentale nell’esistenza di Andrea Salsedo e nel destino di noti attivisti, rivoluzionari ed anarchici italiani dell’epoca. Alcuni di loro proprio tra queste isole fecero conoscenza e portarono la loro attività politica e coscienza critica presso gli isolani. Poi, alcuni tra i confinati e gli isolani emigrarono negli Stati Uniti, forse per diverse esigenze ma con un progetto in comune: portare e diffondere l’Idea anarchica oltreoceano. Il giovane isolano Andrea Salsedo diventa uno di loro.

Frequenta infatti la scuola libertaria istituita a Pantelleria da Galleani, incanalando così una personalità ribelle e curiosa verso l’attivismo politico, la letteratura, la scrittura e più tardi, una volta negli Stati Uniti, anche verso l’editoria indipendente. Andrea Salsedo, a bordo della nave Sicilian Prince, arriva infatti nella baia di New York l’8 Novembre del 1906.

A partire da qui, possiamo conoscere, insieme ad Andrea, la realtà dell’immigrazione italiana e siciliana negli Stati Uniti e con questa, i movimenti di lotta operaia e di azione diretta anarchica che caratterizzano quegli anni. Sono gli anni che stanno incubando il vergognoso processo inscenato per due tra i più cari compagni e amici di Andrea, Sacco e Vanzetti.

È un periodo nel quale, insieme alle istanze anarchiche e socialiste, crescono anche le intolleranze verso i movimenti di protesta ed in generale verso i nuovi arrivati (per la maggior parte italiani, irlandesi, polacchi e greci). Seppur quasi nessun statunitense potesse vantare origini ancestrali in terra americana, i nuovi immigrati venivano percepiti come una minaccia e, come sempre, rappresentavano un facile capro espiatorio per ogni male che affliggesse la società locale, in un tempo che fu di crisi, guerra, recessione economica e, soprattutto, segnato dalla Red Scare.

Che significa, quindi, ricordare questa storia dimenticata? Ricordare la storia di Andrea Salsedo significa rendere onore all’uomo e all’intellettuale che fu, precipitato innocente da un grattacielo di New York. Significa anche ripensare alle esigenze represse dei Fasci Siciliani, riflettere sulla vicenda dell’anarchico Pinelli, e sicuramente ricordare l’attivismo e la persecuzione dei rivoluzionari e degli anarchici italiani negli Stati Uniti. Significa, in ultimo, ritrovare un esempio di come, talvolta, la costruzione della legittimità di uno Stato richieda esageratamente la costruzione della malvagità esasperata di un nemico. Per rammentare tutto questo con dovizia di particolari ed attendibilità delle fonti, il libro qui proposto è un ottimo strumento.