Emanato il decreto sulla riapertura delle librerie a partire dal 14 aprile, librai e librai hanno riflettuto sulla questione: “perché riaprire? Come tutelare noi stessi e i nostri clienti?”. Riconosciuto (si direbbe, improvvisamente) al libro e alla lettura lo status di bene essenziale, il nuovo Dpcm dà quindi il via libera anche alle librerie indipendenti siciliane, ma non tutte si muoveranno in questa direzione. Nell’intervista, Maria Romana Tetamo della libreria Dudi spiega i motivi della loro decisione: non riapriranno al pubblico ma continueranno ad effettuare consegne a domicilio e a tenere vicini i lettori tramite le iniziative online. Non è il momento di mollare la presa.
Dudi Libreria dice “no” alla riapertura. Cosa ne pensate del nuovo Dpcm, della scelta simbolica di riaprire le librerie?
«Come libraie siamo certamente sorprese di questa improvvisa attenzione da parte del Governo che sinceramente avremmo gradito anche prima di questa situazione complicata in cui ci troviamo. È un peccato che il riconoscimento delle librerie come “farmacie dell’anima” e “luoghi simbolici” e importanti di scambio culturale sembri arrivare soltanto oggi con questa decisione e allora ci auguriamo che proprio da oggi questo status ci venga riconosciuto sempre e in modo strutturale, sopratutto attraverso concrete misure economiche a sostegno della nostra attività nel quotidiano e non solo in stato di emergenza. Riaprire le librerie non può essere soltanto “un gesto simbolico”, ma deve essere un’azione strutturata e responsabile come per tutte le altre attività commerciali e produttive necessarie alla vita sociale del nostro Paese.
A questo proposito siamo inoltre consapevoli del fatto che non siano state ancora date indicazioni precise per la sicurezza: andare in libreria implica che i nostri clienti escano di casa per raggiungerci e una volta fatto passino del tempo all’interno della libreria per scegliere i loro titoli e sopratutto per dialogare con noi. Ad oggi, non sapremmo davvero come gestire tutto questo in sicurezza. Per questo riteniamo più opportuno continuare il nostro lavoro attraverso il servizio a domicilio che ci consente di raggiungere i nostri clienti in modo più sicuro, fino al 3 maggio».
Vi sentite, quindi, vicine al pensiero del gruppo LED e della loro lettera pubblicata su minima&moralia?
«Come molti colleghi in tutta Italia anche noi abbiamo firmato la lettera perché condividiamo ogni parola espressa e soprattutto ci auguriamo che questo episodio possa servire per riscrivere e definire il ruolo delle librerie nella nostra società».
Il rapporto libraio/lettore è sempre un incontro, uno scambio di riflessioni, ed è proprio la libreria il luogo, fisico, in cui questo avviene. In particolare, Dudi ospita piccoli lettori che partecipano alle vostre iniziative. Pensate che dopo questo periodo possa tornare tutto alla “normalità” o qualcosa cambierà inevitabilmente?
«Da sette anni, insieme all’attività di libreria, Dudi ha sempre puntato sull’organizzazione di attività ed eventi che portassero allo scambio e al dialogo con famiglie, insegnanti ed educatori. Questa particolare situazione ci ha portato purtroppo a dover rinunciare a moltissimi progetti già programmati (molti già avviati con scuole e associazioni) e a “convertire” alcune delle attività in modalità virtuale. Abbiamo sin da subito organizzato degli appuntamenti on line, come le letture ad alta voce, proprio per evitare l’assembramento in libreria e per mantenere vivo il contatto con i nostri clienti, piccoli e grandi. Non sappiamo quando tutto tornerà alla “normalità” e se qualcosa cambierà definitivamente, ma una cosa è certa, non smetteremo di ideare occasioni ed eventualmente nuove modalità per portare avanti quello in cui crediamo: i benefici della lettura, la diffusione di libri di qualità e l’importanza del libro come scoperta del mondo dentro e fuori di noi, e non ultimo i tanti progetti in sinergia con gli altri attori sociali e culturali della nostra città».
Immagine dell’articolo di Andrea De Santis.