Fare l’illustratrice, dopo aver soffocato per anni questa passione, l’ha portata alla riscoperta della parte più pura di se stessa: per Nina Melan l’illustrazione non è solo un lavoro, ma un ricongiungersi con il proprio mondo interiore. La cosa più importante per lei è illustrare libri che rispettino il suo bagaglio di valori, perché è consapevole di quanto un libro possa influenzare la crescita di un bambino. Ha contribuito alla nascita del progetto Ideestortepaper e con loro ha pubblicato l’albo illustrato “Iglù“, scritto da Sara Calvario, “Rosalia picciridda“, scritto da Laura Lombardo, e “Botanica fantastica” in collaborazione con Rosa Lombardo (illustratrice di gennaio).
Come ti sei avvicinata al mondo dell’illustrazione e in particolare a quello dell’illustrazione per l’infanzia? Da quale percorso provieni?
«Da sempre ho amato disegnare. Già all’asilo trascorrevo ore e ore fra fogli e pastelli colorati e avevo l’impressione che i miei disegni prendessero vita. Avrei molto voluto frequentare il liceo artistico ma, per vari motivi, ho fatto il liceo scientifico. Questo mi è stato però molto utile quando ho deciso di studiare restauro. Sono quindi diventata restauratrice e ho svolto questa professione per più di un decennio. Quando sono arrivata a Palermo, dopo il restauro della Martorana (Santa Maria dell’Ammiraglio) ho deciso di abbandonare questa professione cercando un lavoro che mi gratificasse maggiormente (non so se conosci le condizioni di lavoro dei restauratori italiani…) e, inoltre, un lavoro in cui potessi sfogare la mia creatività così a lungo soffocata.
Ho quindi dato libero sfogo alla mia fantasia dipingendo, modellando, assemblando… fino a quando sono stata assunta per qualche mese per gestire le pagine dedicate ai bambini nella rivista MondelloLido. Li c’è stato il mio primo incontro con l’illustrazione per l’infanzia e il mio ritorno al disegno. Sono stata travolta dal ricordo di tutti i libri illustrati in cui mi perdevo da piccina e ho cominciato a vagare per biblioteche e librerie desiderosa di saziare la mia rinnovata fame… mi sono ritrovata a ripercorrere antichi sentieri dentro di me e lì ho trovato una parte di me molto intensa, vitale e vera seppur abbandonata da moltissimo tempo. Non mi sono più voluta allontanare da lì. Sono poi diventata mamma e, con la scusa, ho letto una miriade di libri illustrati ai bimbi. E ho disegnato solo per i miei piccoli per una manciata di anni. Poi, con il crescere dei bimbi, sgravata un po’ dal ruolo di madre piano piano ho ricominciato felicemente a lavorare».
Essere illustratrice per te significa tornare un po’ bambina? Cosa significa illustrare un libro per bambini e quali responsabilità senti di avere nei confronti dei piccoli lettori?
«Decisamente sì, come ho già, forse troppo lungamente, raccontato rispondendo alla precedente domanda, fare l’illustratrice mi riporta alla parte di me più pura e più capace di sorprendersi e meravigliarsi che ero appunto da piccina. Certamente ora il mio approccio all’illustrazione ha anche un animo più adulto e, quindi ha uno sguardo più consapevole. Sento innanzitutto la responsabilità di far amare la lettura, il perdersi fra le pagine di un libro, quindi desidero che le mie illustrazioni siano piacevoli, luoghi accoglienti in cui sostare o vagare. Inoltre so quanto un semplice libro possa influenzare l’immaginario e il mondo interiore di un bimbo ed è per questo che in passato mi sono trovata a rifiutare delle collaborazioni non desiderando illustrare testi che non veicolavano valori da me condivisi o non erano sufficientemente chiari».
Com’è nata la collaborazione con Ideestortepaper?
«Conoscevo Angelo Bruno da qualche mese. Un giorno del dicembre 2017 Angelo mi invitò ad un aperitivo. Li eravamo 11 tra illustratori e autori. Angelo ci aveva scelto, spiegò, per due caratteristiche principali che ci accomunavano: il suo apprezzare il nostro lavoro e il nostro essere sempre un po’ incerti, sospesi… in una parola STORTI. Ci ha proposto di unirci e fondare questa casa editrice. Tutti conoscevano Angelo e, quasi nessuno, conosceva gli altri… quindi, vista la stravaganza e la sconclusionatezza del progetto, abbiamo subito tutti accettato! E funziona!»
Palermo è diventata la tua città adottiva. Quanto influenza o ha influenzato il tuo lavoro da illustratrice?
«Amo questa città. Sono qui da 10 anni ormai. Sicuramente mi piace illustrare proprio Palermo: le sue strade, i suoi palazzi e la sua cucina (infatti faccio molte illustrazioni con questo tema). L’intensità che travolge ogni senso camminando per il mercato del Capo, nella riserva a Barcarello o fra le meraviglie del Cassaro sicuramente regala molti spunti che tengono viva la mia immaginazione».
Nel tuo lavoro ti ispiri a qualche stile, qualche illustratore in particolare?
«In realtà no. Sicuramente anche senza rendermene conto sarò influenzata da moltissimi illustratori, ma non ho un illustratore al quale mi ispiri particolarmente».
Hai altri progetti in programma con case editrici siciliane indipendenti?
«Forse qualcosa, se ne sta occupando un’autrice che mi ha chiesto di collaborare con lei. Ma, per ora niente di concreto… e quindi non posso sbilanciarmi».