Caterina Pastura, editor, traduttrice, del comitato di redazione Mesogea, racconta come lavorare in una casa editrice indipendente significhi essere capaci di studiare il mondo, di cogliere i dettagli che rendono il libro un “oggetto” culturale di qualità. Dagli anni Novanta, l’immagine che rispecchia la linea editoriale di Mesogea è la configurazione stessa del Mediterraneo: è la molteplicità di popoli, saperi, culture che connettono terra e mare, a ispirare e guidare la scelta dei testi da pubblicare, dai saggi ai romanzi, dai poemi alle graphic novel.
Cosa significa essere una casa editrice indipendente oggi?
«Significa essere sempre più impegnati a conoscere e studiare cosa ti succede intorno e allo stesso tempo individuare le ragioni che si aggiungono di giorno in giorno all’esigenza primaria di essere liberi da condizionamenti ulteriori rispetto a quelli già onerosi che il ‘mercato’ impone. È un faticoso e appassionante esercizio di ragione e sentimento, di concretezza e fantasia che tiene al centro la concezione della casa editrice come impresa culturale».
Da quale idea o ideale nasce Mesogea e perché la scelta di questo nome?
«Mesogea nasce a Messina alla fine degli anni Novanta, dall’esigenza di approfondire e divulgare la conoscenza del Mediterraneo come spazio peculiare della molteplicità, come pluriverso di popoli e saperi da cui ci vengono – tra le contraddizioni della sua storia – le grandi lezioni dell’ospitalità, dei diritti, della libertà. Nella geografia di segni e voci delineata dai nostri libri e dai nostri autori – dai saggi come dai romanzi, dai poemi come dalle graphic novel, dai classici del mondo antico come dai libri per ragazzi – cerchiamo di rendere leggibili le tracce di un viaggio di ricerca ‘dalla tradizione alla traduzione’. Di questa geografia, di questo arcipelago di culture che connette terra e mare è espressione il nome stesso della casa editrice, il suo stare ‘tra le terre’, come il mare che ci circonda…»
Scegliere un manoscritto: quali caratteristiche cercate in un autore?
«La selezione dei manoscritti in Mesogea è affidata alla valutazione e discussione collegiale all’interno del comitato di redazione. Non partiamo da una tipologia precostiuita di ‘autore ideale’; ferma restando la compatibilità delle opere con la nostra linea editoriale, ci interessano qualità della scrittura, il rigore della ricerca, la capacità di coinvolgere i lettori senza assecondare la ‘facilità’ delle mode, l’originalità dei testi».
Esiste una citazione, un autore, un’immagine che rispecchia o ispira il lavoro della casa editrice?
«L’immagine è la configurazione stessa del Mediterraneo, mentre tante sono le pagine e gli autori che sono alle origini del nostro progetto e della nostra pratica editoriale. Il nostro ripensare l’arcipelago meridiano è accompagnato da una costellazione di illustri antenati:dai poemi omerici ai poeti arabi di Sicilia, da Stefano D’Arrigo a Paul Valéry, da Albert Camus e Jean Grenier a Mahamud Darwish, da Ferdinand Braudel a Jaques Derrida».
C’è un libro in particolare, tra quelli pubblicati dalla casa editrice, che ha rappresentato un punto di svolta nella vita di Mesogea?
«“Isole” di Jean Grenier ha certamente rappresentato un ‘punto di svolta’ nel nostro percorso di ricerca ed tra i più presenti nelle attenzioni dei nostri lettori, un autentico long seller».
Prossimo libro in uscita.
«Arriva in questi giorni in libreria “Piccola Gerusalemme” di Elettra Stamboulis con illustrazioni di Angelo Menninno e prefazione di Moni Ovadia. Il libro apre una nuova collana di Mesogea dedicata alla graphic novel».